Vendere oggetti fatti a mano senza partita iva

Vendere oggetti fatti a mano senza Partita IVA

vendere oggetti fatti a mano senza partita iva

Ma è prestazione occasionale! E poi se rimango sotto i 5.000 euro l’anno non ho problemi no?! Aspetta ma forse sono un hobbista?

C’è molta molta confusione su questo punto.

Io stessa ho parlato con tre commercialisti ed un avvocato prima di capire come muovermi e se quello che stavo facendo era perfettamente legale o no.

Riassunto in punti principali:

  • Per vendere prodotti in modo continuativo serve la Partita IVA
  • Per vendere una cosa in modo totalmente occasionale non serve (se vendi la tua vecchia scrivania ovviamente non devi avere Partita IVA).
  • Se i prodotti possono essere classificati come opere artistiche, o frutto del proprio ingegno creativo, e l’attività è svolta in modo Non professionale e Non organizzata come un lavoro vero e proprio, si può vendere senza Partita IVA.

Il terzo punto rappresenta un importante eccezione, riguarda tutte le persone che possono essere inquadrate come hobbisti e creativi che possono Vendere oggetti fatti a mano senza Partita IVA, anche avvalendosi di marketplace online.

La normativa però è piuttosto complessa e ci sono una serie di accortezze da prendere e di limiti da rispettare che ti espongo in questa guida anche aggiungendoti degli esempi.

Sei un hobbista o un creativo?

Innanzitutto vediamo chi sono questi hobbisti e creativi.

Gli hobbisti sono coloro che Creano qualcosa di nuovo partendo da beni già esistenti. Assemblano, modificano e lavorano beni già esistenti.

creativi sono quei soggetti che creano oggetti su cui possono vantare la paternità legale dell’opera. I creativi possono vantare il diritto di autore sull’opera.

Da un punto di vista fiscale vi sono delle differenze sostanziali tra hobbisti e creativi.

Gli hobbisti, sostanzialmente sono degli artigiani che svolgono la loro attività in modo non abituale e professionale.

creativi invece  possono sfruttare la disciplina legata allo sfruttamento del diritto di autore.

Esempi di differenza tra hobbisti e creativi

  • Realizzi dei gioielli fatti a mano assemblando pietre naturali che compri da un grossista? Sei un hobbista.
  • Crei delle borse in pelle, acquisti la pelle, le fibbie e le cerniere da altre ditte? Sei un hobbista.
  • Dipingi un quadro con un tuo soggetto originale e non facendo una copia di quadri famosi? Sei un creativo.
  • Realizzi dei libri di racconti per ragazzi con storie originali inventate da te? Sei un creativo.

I creativi hanno molte meno limitazioni per i loro prodotti ma in generale è molto più probabile che tu sia un hobbista.

Purtroppo non c’è una normativa nazionale che gestisca gli hobbisti, ma in generale abbiamo che:

  • Il valore di ogni singola creazione non deve superare il valore di 250 euro (Attenzione in alcune regioni è 100 euro)
  • Questa attività sia svolta in modo occasionale, cioè in modo non professionale, ma amatoriale e non organizzata come un lavoro vero e proprio (spiego meglio questo punto sotto)
  • Con questa attività non superi la rendita di 5.000 euro annui
  • ricavi devono essere certificati dal rilascio di una ricevuta non fiscale (spiego meglio questo punto sotto).

Infatti l’articolo 28 del D.Lgs. 114/98 rimanda alle varie disposizioni regionali che a loro volta definiscono gli hobbisti come:

“Operatori non professionali che vendono, propongono o espongono, in modo sporadico ed occasionale, prodotti di modico valore, per lo più opere della propria creatività o del proprio ingegno”

Quando è necessario aprire la Partita Iva per vendere oggetti fatti a mano?

Ci sono 2 riferimenti di legge che devi sapere: l’ articolo 5 del DPR 633/72 dice:
(fai attenzione a ciò che ti ho evidenziato in grassetto)

“per esercizio di arti e professioni si intende l’esercizio per professione abituale, anche se non esclusiva, di qualsiasi attività di lavoro autonomo da parte di persone fisiche. Ovvero da parte di società semplici o di associazioni senza personalità giuridica costituite tra persone fisiche per l’esercizio in forma associata delle attività stesse.”

Quando un arte o professione è abituale occorre aprire la Partita IVA.

E nel 1977 la circolare delle Finanze 7/1946 ha stabilito che:

“’L’attività svolta in forma abituale […] deve cioè trattarsi di un’attività che abbia il particolare carattere della professionalità”.

Quindi un attività Continuativa e Professionale.

Facciamo degli esempi per capire meglio:

  • Sei una studentessa e fai orecchini e bracciali che una volta o due l’anno esponi e vendi in un mercatino della tua città? Non ti serve la Partita IVA
  • Sei una casalinga e fai delle bambole fatte a mano che vendi a conoscenti e amici e una volta l’anno prendi un banco in una fiera? Non ti serve la Partita IVA
  • Lavori come dipendente e crei dei quadretti e disegni fatti a mano, non rappresentano la tua entrata principale, hai la tua pagina facebook e ne vendi uno o due il mese su un marketplace? Non ti serve la Partita IVA
  • Fai oggetti che esponi e vendi una volta al mese al mercatino della tua città? Serve la Partita IVA!
  • Esponi e vendi settimanalmente alle fiere e mercatini, hai profili social e negozi online nei marketplace che segui e aggiorni costantemente? Serve la Partita IVA

Come vendere le mie creazioni senza Partita IVA

In confronto ai venditori professionisti, come hobbista ci sono relativamente poche regole da seguire per vendere i tuoi oggetti fatti a mano, e cambiano leggermente a seconda della modalità in cui li vendi.
Vediamoli!

La ricevuta Non fiscale

La ricevuta non fiscale è la ricevuta che viene emessa da parte dei privati (non titolari di Partita IVA), quando effettuano la cessione di un bene.

In pratica: quando vendi una tua creazione artigianale devi dare al compratore una ricevuta non fiscale, l’equivalente dello scontrino.
Si trovano dei blocchetti da comprare oppure potete anche farvi dei modelli prestampati in casa.

esempio ricevuta non fiscale per vendere oggetti fatti a mano senza partita iva
Come vedi sull’immagine di esempio nella ricevuta c’è uno spazio per la marca da bollo.

Infatti la legge dice che: se l’importo della vendita supera i 77,47 euro, sulla ricevuta deve essere sempre apposta una marca da bollo del costo di 2 euro, che può essere acquistata da un qualunque tabaccaio.

Conservazione delle ricevute emesse.

Le ricevute, oltre che per attestare l’avvenuta vendita, rappresentano un documento che ti sarà utile per capire se dovete presentarle nella dichiarazione dei redditi.

Non avere obbligo di aprire Partita IVA non significa non avere l’obbligo di dichiarare questi redditi.

Come linea generale se non avete altri redditi durante l’anno, e se avete venduto oggetti fino a 4.800 euro, siete esonerati da presentare questi guadagni nella dichiarazione dei redditi.

In caso contrario (se ad esempio sei anche lavoratore dipendente) dovrai indicare il reddito nell’apposito quadro dei redditi diversi.
Redditi di cui all’articolo 67, comma 1, lettera i) del DPR n 917/86, (quadro D del modello 730 o quadro RL del modello Redditi PF), i compensi percepiti dalle vendite di oggetti fatti a mano.

Vendere nei Mercatini senza Partita Iva 

C’è qualche mercatino a cui vorresti partecipare per vendere i tuoi oggetti? Vediamo come fare.

La cosa migliore sarebbe appoggiarsi a qualcuno che ha già un banco e sa già come muoversi per quanto riguarda i permessi e con cui dividere le spese da pagare, visto che la documentazione da avere non è poca e in più varia da comune a comune.

Documentazione da esibire in caso di possibili controlli da parte della polizia municipale o Guardia di Finanza:

  • Dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Dichiarazione che l’hobbista deve presentare presso il Comune dove si svolge, in cui si dichiara di esercitare l’attività di esposizione e vendita di oggetti. Dato che non vi è un modello standard, la cosa migliore è che tu chieda a chi organizza il mercato, solitamente il comune o una pro loco o un associazione. Se sono abbastanza organizzati potrai spedirglielo via email.
  • Tesserino degli hobbisti. Varie normative regionali o comunali prevedono il rilascio di un tesserino degli hobbisti obbligatorio per esporre le proprie creazioni nei mercatini. La nota dolente è che il tesserino vale in genere un anno, ha un costo variabile da regione a regione, e in alcune regioni si paga oltre 100 euro.
  • Eventuale altra documentazione aggiuntiva richiesta dai singoli Comuni che potrai richiedere sempre a chi si occupa di organizzare il mercato. 

Vendere Oggetti fatti a mano sul proprio sito internet

Ad un hobbista non è consentito avere un proprio sito internet dove si espongono i propri prodotti SE sugli stessi vi sono applicati prezzi di vendita.

Per fare questo infatti è obbligatorio avere la Partita IVA.

Ma a un  hobbista è comunque permesso avere un proprio sito dove espone le proprie creazioni!

Deve trattarsi però di un sito vetrina: un sito dove si espongono foto e descrizioni di oggetti, senza che siano visibili ed esposti prezzi di vendita.

A che serve dirai?

Serve moltissimo: puoi farti conoscere dalle persone e puoi inserire sotto i tuoi oggetti il classico form di contatto “Per informazioni o domande scrivimi:” oppure “chiamami al numero 3******”

Vendere Oggetti fatti a mano sui Marketplace

Un marketplace può essere definito come un luogo di intermediazione che favorisce l’incontro tra domanda e offerta di beni e servizi.

Online ci sono svariati marketplace, sia generalisti, quelli che vendono un po di tutto, come Ebay, Amazon, Subito, sia più “verticali”, ovvero quelli specializzati su una nicchia di mercato. Nel caso degli oggetti fatti a mano, alcuni dei marketplace specializzati in questo ambito sono siti come MissHobby, Etsy, DaWanda..

Come hobbista o creativo, che desidera vendere le proprie creazioni online senza possedere Partita IVA, puoi avvalerti di uno (o più di uno) di questi marketplace, dove esporre i propri prodotti.

Ma devi fare attenzione:

Se promuovi continuativamente le tue creazioni su questi portali ed esponi i prezzi di vendita, stai di fatto svolgendo questa attività in modo Continuativo e Professionale. E se ci fosse un controllo potresti essere considerato come un commerciante o un artigiano. Quindi un soggetto che deve operare obbligatoriamente con Partita IVA.

La vendita per gli hobbisti e i creativi deve essere occasionale. Esattamente come visto per i mercatini reali (non virtuali).

Se l’attività di vendita online è ben organizzata, professionale e abituale, allora anche in questo caso è necessario l’avvio di un’attività professionale.

Frequento vari di questi marketplace da diverso tempo, e scrivo e leggo in diversi gruppi di “creazioni handmade”, non ho mai sentito di controlli e multe, ma dato che ci potrebbero essere dei controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, è meglio essere accorti ed evitare cose troppo vistose come:

  • Mettere in vendita enormi quantità di prodotti: decine di prodotti è ok, centinaia di prodotti meglio di no.
  • Lasciare lì i prodotti tutto l’anno. Meglio ogni tanto far ruotare i prodotti.
  • Evitare di pubblicizzare in maniera eccessiva con promozioni tipiche del commercio: Saldi, pubblicità a pagamento per periodi come Natale, ecc..

Vendere Oggetti fatti a mano ai negozi con il contratto di Conto Vendita

Il contratto di conto vendita è un ottimo strumento che i creativi o gli hobbisti possono usare per vendere le proprie creazioni.

In pratica, con questo tipo di contratto, un creativo o un hobbista può consegnare degli oggetti ad un negozio.
Il negozio cercherà di vendere questi oggetti ai suoi clienti e: solo se effettivamente li venderà, riconoscerà al creativo una somma precedentemente pattuita.

In caso contrario restituirà gli oggetti dopo un periodo di tempo stabilito.

Esempio di vendita di oggetti artigianali ai negozi trami te conto vendita

Marta crea orecchini fatti a mano, e consegna con contratto di conto vendita 3 paia di orecchini ad un negozio stabilendo 20 euro di valore a paio.
Il negozio mette in vendita gli orecchini a 35 euro l’uno e dopo un mese ne vende due.
Il negozio riconosce a Marta 40 euro (20 euro l’uno, ne ha venduti due) e gli rende l’ultimo paio non venduto.
Per il paio non venduto il negozio non deve nulla a Marta.

Conclusione

Questi sono tutti i modi che ho personalmente utilizzato per vendere i miei oggetti quando ancora non avevo Partita IVA.
Spero di averti chiarito le idee 🙂

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